“Dipingere grandi telai anonimi e dare a queste superfici visive la dignità di un linguaggio culturale e umano è un grande passo in avanti a livello della comunicazione visiva in città.”
Pierre Restany, 1981
“La Pont-Art, tendenza inventata da Moncada, nasce sui ponteggi di case in costruzione, è pittura sulle coperture delle superfici plastiche attorno ai muri delle case. Spazia dunque all’aria aperta, ma su un materiale insolito che può apparire anche frigido ma che l’artista rende vivo, in un continuo dialogo coi colori dei tetti, del cielo, delle cimase. Moncada ama il segno seriale che tende a non concludersi: supera quindi la composizione con un centro per il valore del continuo. C’è ormai una chiara poetica del continuo nelle evoluzioni dell’arte del nostro tempo. È in sostanza la ricerca attiva di una oggettività senza più l’oggetto figurale, tutto si svolge nella coerente abolizione figurativa. Ma l’annullamento della rappresentazione di figure potrebbe non avere alcun valore: Moncada però accentua la serialità del segno, caricandolo di colore timbrico, con risultati espressivi singolari. Occorre dire che la tensione delle immagini (nelle arti chiamo sempre immagini le composizioni astratte, perché si risolvono in visibilità) acquista, nell’attività di questo pittore, una finezza di rapporti coloristici che indica lunghe esperienze tonali ormai da lui superate: ma proprio queste esperienze tonali rivelano alla fine i sottili valori cromatici, le avventure segrete dei viaggi del colore. Il colore infatti dalle origini tonali, atmosferiche, diventa superficie, muro, ma senza perdere i passaggi, quasi in sordina, da arie pittoriche in analogia con canti modulati. È così dunque che il segno coloristico si sviluppa sull’ampio spazio del muro con il respiro dell’antico affresco, risolto in modo nuovo, non figurativo. Ignazio Moncada insomma riprende con questa sua pittura la grande tradizione murale ma facendo sentire il provvisorio del nostro tempo, il “qui e ora” che diventa spesso la nostra ansia tra le autostrade e i grattacieli. Moncada però elude in queste sue espressioni le ansie: c’è una gioia di vivere che esalta l’esistenza e rende vivo il segno-colore-luce, come in cantate mattinali.”
Guido Ballo, 1991